domenica, febbraio 28, 2010
mercoledì, agosto 05, 2009
Weikap! - Caso Durga Mata
Ciao a tutti, sono Damiano, dell’organizzazione del Weikap!
Vedo solo ora i video pubblicati da Maurizio dei Durga Mata su you tube e mi pare il caso di spiegare com’è andata.
E’ successo che Giorgio Canali e Rossofuoco, band di chiusura, sono arrivati per il check con quasi due ore di ritardo. Questo ha portato a un ritardo generale sul programma, che si sarebbe dovuto assorbire togliendo circa10 minuti di live a tutti i gruppi programmati prima di Canali.
Effettivamente i Durga Mata hanno fatto 2 pezzi in meno rispetto a quelli che avrebbero dovuto fare, e di questo ho già parlato con te, Maurizio, dopo la vostra performance. Su questo ero e sono d'accordo con te. Un piccolo errore come ne capitano a decine in eventi di questo tipo. Piccolo ed evitabile.
Ma dopo aver fatto casino per un'ora dopo il vostro concerto, continui a buttar merda sul festival con questi video.
Ricordo a tutti che 30 ragazzi hanno lavorato senza alcun compenso per organizzare una giornata di musica live per beneficienza. Mi limito a dire che in zona non era mai successo.
Ora... ci troviamo ad esser sputtanati perché uno dei gruppi ha fatto 2 pezzi in meno.
Rispondere agli insulti mi pare inutile, quindi mi limito a dire che gli assenti possono tranquillamente farsi la loro opinione ragionando su quanto appena detto.
Per quanto riguarda quelli che c'erano, il loro parere sulla proposta musicale l'ho già avuta. Abbiamo spaccato.
Ed è questo a darci sicurezza per le prossime edizioni.
Per questo ringrazio ancora Marco e i ragazzi di Sottosuono Lab, che sono scesi da Bologna, senza alcun rimborso, portandoci esperienza di palco e qualità musicale. Ricordo che i 3 gruppi della loro realtà si sono incrociati ad altre band del Maceratese. Per fare un esempio, sono stati i Malibustesi (MC) ad aprire il live di Giorgio Canali, nel momento di maggior affluenza.
Per quanto riguarda il caso Durga Mata, aver ragione su una questione minima non autorizza a insultare tutto e tutti, per giorni dopo l'evento.
A Weikap! siamo tutti ragazzi che nel loro piccolo hanno voglia di sbattersi per dare nuove occasioni di musica e impegno a questa provincia.
Non accettiamo di essere insultati così per una questione marginale e recuperabile.
So che non tutti i membri del gruppo sono della tua idea, ma con te voglio essere chiaro. Se non togli il video e non chiedi scusa all'organizzazione, col nostro piccolo evento mal organizzato hai chiuso.
venerdì, aprile 25, 2008
mercoledì, marzo 19, 2008
Briose ed Effervescenti... vi amo!
… specie quelle fredde, anche se chi mi conosce mi smentirà subito dicendo che ho una predilezione per le calienti…
Quelle poche che ho avuto sono state indimenticabili, a loro va tutta la mia devozione e gratitudine possibili.
La scalata a tutte le altre sarà ardua, anche perché sembrano essere una massa indistinta, sono tutte ugualmente inarrivabili. Si suol dire così quando con loro non si ha fortuna, si tende quasi a ripudiarle, ma poi si sa che sono imprescindibili per l’esistenza di noi uomini.
Ed il peggio è che tutti le desiderano, è un morbo comune, diffusissimo, sempre sulla bocca di tutti, il che rende preziosa ogni singola conquista, tanto da vantarsene spesso con gli amici.
Sono lì ammiccanti e lucenti, coi loro sgargianti richiami, mi seducono, mi hanno già conquistato, due sole non bastano mica a quietare le voluttuosità di un omaccione virile come me, ne voglio ancora! E ancora!
Me ne frego se dicono che possono rovinarti la salute, è bello inebriarsi del loro profumo, del loro gusto rotondo, io le amo e non posso farne a meno, le voglio tutte, che loro siano d’accordo o meno, non lascio niente a nessuno!
Trafugate di nascosto, residuo bellico di una festicciola piuttosto briosa e combattiva. Un ingente arsenale alcolico da riconsegnare alla patria di legittima provenienza, dopo che il casolare, estemporaneo teatro del conflitto, era stato invaso dagli ormai onnipresenti imprenditori edili inglesi, proprietari e despoti, che brandiscono contratti d’affitto faraonici come se fossero coltelli a serramanico a tradimento… questi inglesi… che peggio di blatte, scarafaggi e qualsiasi sgorbio che viaggia su più di quattro zampe, s’insediano da anni nei rustici delle nostre campagne che tanto li affascinano.
Toccava a me il compito di infiltrarmi infido tra le loro fila, o quei birromani, durante la ricognizione della casa dopo la loro assenza, avrebbero ingiustamente rivendicato anche il possesso delle preziose dame di luppolo, che solo per esigenze logistiche erano state lasciate lì, in attesa che qualche impavido ubriacone tornasse a salvarle.
Eccomi damigelle! Apro il frigo, carico alla svelta tutte le 43 bionde giovinette e fuggo, inosservato, perfettamente mimetizzato alla polvere, al biascicato brusio british che pervade la casa di ostilità e le ossa di paura, al silenzio del bacarozzo che in qualche stipite di finestra avrà allestito la sua palla di merda.
Gli inglesi non si accorgono di nulla ed io fuggo con la refurtiva, con gli ostaggi ormai liberati.
Tanto per festeggiare, non mi perdo in regali inchini e pompose formalità. Assalto subito da buon maniaco tre damigelle, ci do dentro, le faccio mie senza lasciargli alcun modo di reagire. Ne ingurgito gli umori con avida spudoratezza e frastuono di rutti che sembra sia tornata la guerra col suo cupo echeggiare polvere da sparo. Invece son soltanto i fuochi della festa, artefici di luci e boati per esultare con tutta la patria, ce l’ho fatta! …fiuuuuuuuu…BBBBBUUUUURP!!!!! Applausi e grida di gioia!
Proprio a me dovevano capitare 21,5 litri di birra incustodita? Mi sento un indegno plebeo nel custodire un così ricco forziere.
Quanto dureranno stivate e protette nella mia camera gli onori della vecchia guerra? Sarò in grado di preservare le preziose munizioni per la prossima festosa guerriglia?
Sbrighiamoci a fare un’altra festa o me le faccio tutte, avido, lascivo, egoista, giuro che me le fotto senza pietà! Sono lì ammiccanti e lucenti, coi loro sgargianti richiami, mi seducono, mi hanno già conquistato. Io le amo e non posso farne a meno, le voglio tutte, che loro siano d’accordo o meno, non lascio niente a nessuno se non ci si sbriga a berle insieme…
N.B.
I paragoni entomologici con gli inglesi vanno considerati nell’ottica baldanzosa del contesto pregno di alcol da stock familiare del market ultrarisparmio e miniqualità. Tuttavia ne varrà sempre la pena salvare la birra da altrui fauci!
Chissà quante donne sono cadute nell’equivoco iniziale credendo che stessi parlando di loro…
venerdì, dicembre 21, 2007
sotto quintali di polvere...
Sotto quintali di polvere ho trovato un post che non era mai stato pubblicato. Riguarda il periodo in cui una misteriosa e minacciosa presenza aleggiava sul blog, ma successivamente venne scoperta la vera identità del malfattore... tutto era made in BarSilio.
Sputtanamento ufficiale
Si comunica agli amministratori ed agli avventori del barsilio che è stata ufficialmente svelata l'identità del tizio meglio conosciuto come Jack Clements che tanto ci fece impaurire in tempi non remoti (foto).
Ripercorriamo la vicenda:
La prima comparsa avvenne tra i commenti del post 20 megaseghe con le mani ... la sua nascita fu ispirata da un poco credibile Ted creato dal sottscritto...
In sostanza il buon jack entrò a far parte del team senza che nessuno degli amministratori ammettesse di averlo invitato. Il gentile jack iniziò con minacce ostendando aria fritta che cercò di spacciare per mirabolanti conoscenze informatiche.
infatti dopo essere stato espulso si pronunciò ridicolamente:
E pensate che basti? ... come sono entrato una volta rientro quando voglio... diversamente dall'opinione del tal qualcosa, credo di essere un po' più esperto di voi nell'uso dei blog... Ed ogni volta che mi cacciate mi divertirò a rientrare partecipando sempre di più... Notte a tutti.. a presto
L'unico particolare a cui avevo fatto caso precedentemente nella lista degli amministratori fu che la sua mail era del tipo lamainchiostrata@qualcosachenonmiricordo...
Lu caru tolse in maniera sfacciata gli altri membri del blog dalla lista degli amministratori e li lasciò con il solo potere di postare (perdonate l'irruenza), gaurda caso jack non si iscrisse nuovamente come aveva promesso.
I sospetti del sottoscritto cadevano in maniera decisa su Giacumella, infatti spulciando le statistiche di shinystat ebbi modo di verificare che ogni commento di jack era preceduto generelmante di 5 minuti da una connessione del pc giacumella (unico pc in europa ad avere la combinazione letale: windows millennium, connessione con libero (di bricco), ed internet explorer), ma il carissimo Giacumella alle interrogazioni verbali rispondeva con navigata capacità recitativa, era maledettamente convincente, e riusciva addirittura a farmi sentite in colpa per sospettare di lui!!
Alla fine, durante una pacifica serata ad Urbino, nessuno pensava più alla cosa, Anna (amica di giacumella), chiese proprio al giacumella (accento romagnolo): "Allora Dami, l'email te la mando su lamainchiostrata?"
a me si riattivò qualcosa nel cervello, avevo sentito quel nome da qualche parte... ed eccoti sgamato giacumella :D
Sputtanamento ufficiale
Si comunica agli amministratori ed agli avventori del barsilio che è stata ufficialmente svelata l'identità del tizio meglio conosciuto come Jack Clements che tanto ci fece impaurire in tempi non remoti (foto).
Ripercorriamo la vicenda:
La prima comparsa avvenne tra i commenti del post 20 megaseghe con le mani ... la sua nascita fu ispirata da un poco credibile Ted creato dal sottscritto...
In sostanza il buon jack entrò a far parte del team senza che nessuno degli amministratori ammettesse di averlo invitato. Il gentile jack iniziò con minacce ostendando aria fritta che cercò di spacciare per mirabolanti conoscenze informatiche.
infatti dopo essere stato espulso si pronunciò ridicolamente:
E pensate che basti? ... come sono entrato una volta rientro quando voglio... diversamente dall'opinione del tal qualcosa, credo di essere un po' più esperto di voi nell'uso dei blog... Ed ogni volta che mi cacciate mi divertirò a rientrare partecipando sempre di più... Notte a tutti.. a presto
L'unico particolare a cui avevo fatto caso precedentemente nella lista degli amministratori fu che la sua mail era del tipo lamainchiostrata@qualcosachenonmiricordo...
Lu caru tolse in maniera sfacciata gli altri membri del blog dalla lista degli amministratori e li lasciò con il solo potere di postare (perdonate l'irruenza), gaurda caso jack non si iscrisse nuovamente come aveva promesso.
I sospetti del sottoscritto cadevano in maniera decisa su Giacumella, infatti spulciando le statistiche di shinystat ebbi modo di verificare che ogni commento di jack era preceduto generelmante di 5 minuti da una connessione del pc giacumella (unico pc in europa ad avere la combinazione letale: windows millennium, connessione con libero (di bricco), ed internet explorer), ma il carissimo Giacumella alle interrogazioni verbali rispondeva con navigata capacità recitativa, era maledettamente convincente, e riusciva addirittura a farmi sentite in colpa per sospettare di lui!!
Alla fine, durante una pacifica serata ad Urbino, nessuno pensava più alla cosa, Anna (amica di giacumella), chiese proprio al giacumella (accento romagnolo): "Allora Dami, l'email te la mando su lamainchiostrata?"
a me si riattivò qualcosa nel cervello, avevo sentito quel nome da qualche parte... ed eccoti sgamato giacumella :D
domenica, novembre 18, 2007
martedì, agosto 14, 2007
Sziget Festival 2007
Damiano: -butta glio' un po de pensieri a scazzu...
Jomps:- ma santa madonna sta tastiera c'ha li tasti tutti spostati... qui é tutto spostato, gente, colori, odori, rumori, suoni... spostato a cazzo ma fatto bene, sistemato, distruttivo, ricretivo, creativo, positivo, sessista, fatto strano, fatto che tocca tornacce anche l'anno prossimo con una carovana anche piu' numerosa! viva il paese dei balocchi!
Damiano: - i soliti due mengaus di minuti da internet point per esporvi la faccenda... Mah... Direi che la profezia dell'anno scorso si é avverata anzichenő... La lozione Sziget fa bene a vecchi e nuovi, a cani e tuoni, pesci barile (bionde in cortile), Josafat@josafat.jf .... E proprio non te l'aspetti, ma alla fine É sempre di piű... sempre de meglio.... E non c'é tempo... vi saluto usando la tastiera ungherese come quella italiana.... öüóéa Łł$ ááđŰŰ
Jomps:- ma santa madonna sta tastiera c'ha li tasti tutti spostati... qui é tutto spostato, gente, colori, odori, rumori, suoni... spostato a cazzo ma fatto bene, sistemato, distruttivo, ricretivo, creativo, positivo, sessista, fatto strano, fatto che tocca tornacce anche l'anno prossimo con una carovana anche piu' numerosa! viva il paese dei balocchi!
Damiano: - i soliti due mengaus di minuti da internet point per esporvi la faccenda... Mah... Direi che la profezia dell'anno scorso si é avverata anzichenő... La lozione Sziget fa bene a vecchi e nuovi, a cani e tuoni, pesci barile (bionde in cortile), Josafat@josafat.jf .... E proprio non te l'aspetti, ma alla fine É sempre di piű... sempre de meglio.... E non c'é tempo... vi saluto usando la tastiera ungherese come quella italiana.... öüóéa Łł$ ááđŰŰ
venerdì, giugno 01, 2007
Psicodramma sportivo prima della finale
Credo di essere uno dei pochissimi costretti a cimentarsi in questo duplica ruolo. Immaginate Totti che... oddio no!Immaginate un calciatore?!? Facciamo un qualsiasi sportivo mediamente non idiota che deve raccontare la sua esperienza sportiva.
Non è facile fare il cronista sportivo quando bisogna raccontare di sé stessi. Così nel giornalino locale per cui scrivo, mi trovo spesso a giudicare con due pesi e due misure le mie gesta, più nel bene che nel male! :) E' quasi normale chiudere un occhio su una diagonale difensiva fatta in ritardo e magari dare risalto ad una bella giocata.
Ma per una volta, per la prima volta, qualcuno si è premurato dal risparmiarmi dagli eccessi della mia autocelebrazione. E' stato un piacere leggere il mio cognome protagonista della cronaca locale sportiva.
E giudicate voi stessi, nel leggere nei due articoli del più sfortunato e prode atleta dell'Avis Ripe, quanto dovrei essere rammaricato di non poter disputare la finale dei play off nelle migliori condizioni. Tra le fila del citato Val Fiastrone si annida un vigliacco che un calcione dalla precisione chiururgica, ha innescato un'inopportuna infiammazione tendinea che sta mettendo in forte dubbio la mia partecipazione alla partita più importante dell'anno.
Ora, voglio approfittare di questo ampio canale multimediale per far giungere alle codarde orecchie di quel giocatorino un messaggio di pace e di speranza.
Prega.
Fallo con autentica fede.
Affinché noi veniamo promossi in seconda categoria.
O il prossimo anno ti converrà scenderà in campo corazzato e con la scorta.
Sono disposto al più lacerante strappo muscolare pur di vincere, pur di giocare e rendermi protagonista di questa impresa. Fa che questo mio desiderio si avveri sennò sono cazzi amarissimi il prossimo anno.
A giudicare dalle testate locali sarebbe anche un bene per la mia squadra che io giocassi, e stavolta, per la prima volta, non lo dico con la presunzione del reporter che racconta se stesso. Con un po' più di fortuna sarebbe un bene che Farroni giocasse, magari ad un 70% di forma fisica.
Chissà che diranno martedì prossimo le testate regionali di questa finali... non resta che attendere...
lunedì, maggio 28, 2007
Tragedia al pub: ragazzo annega in 568 millilitri di birra
Un rutto squillante sfumato da una compiaciuta risata è tipico del pub.
Nemmeno vale la pena scrutare tra gli avventori per accertarsi dell'autore, tant'è che subito dopo questo mi sfila davanti, con la bocca ancora tremula e sguaiata. Ma ecco che la sua divertita espressione tramuta in attanagliante dubbio.
Forse il prossimo giro di bevute tocca a lui, e facendo mente locale tra le ordinazioni dei suoi amici, domanda pervaso dal più incredibile vuoto mnemonico:
-Cos'è che prendi? Cavolo, ce l'ho sulla punta della lingua...-
Deve essergli sfuggito qualcosa d'inconsueto, oppure deve avere una punta della lingua davvero enorme. Chissà quale cocktail esotico, ingegnoso intruglio, bevanda esoterica verrà consumata...
C'è un tumulto generale al tavolo del rutto da pub. Una consultazione di poco inferiore ad un assurdo minuto per far venir fuori questa cavolo di PINTA che si nascondeva sulla sterminata punta della lingua...
-Ah ecco, UNA PINTA!!!-
No, non può essere un lapsus!!! Mi sembra inevitabile tacciare il ruttone di profonda, ignobile ignoranza allo stato brado. Eppure questo lemma anglosassone, illustre sconosciuto, è per un avventore abituale, incallito, imbevuto di birra anche a colazione, il riflesso condizionato per continuare a tracannare. Avrei preferito credere in una spropositata faziosità per il sistema metrico decimale...
E' come un chirurgo senza quella lama affilatissima per le incisioni, capito di quale sto parlando vero? Come 22 persone che rincorrono animosamente quel geoide di cuoio che rimbalza... ma volendo anche un cacciatore senza la sua canna tubolare che scaglia piombo a grande velocità...
Gli esempi simili sono infiniti, quasi tutti ridicoli e scriteriati, tanto da poter essere trattati in separata sede.
A questo punto mi aspetto un evento che smentisca il tutto, che riveli la burla, l'intimo confabulare, cazzeggiare tra amici.
-No grazie, prendo una birra piccola-
-Che equivale a metà pinta! Giusto?!- Deduzione logica d'alto livello!
Ebbene lo zotico aveva realmente appreso solo in quei frangenti della mia terribile incredulità il valore di una maledettissima, comunissima pinta...
Non credo di esser stato severo.
Forse il prossimo giro di bevute tocca a lui, e facendo mente locale tra le ordinazioni dei suoi amici, domanda pervaso dal più incredibile vuoto mnemonico:
-Cos'è che prendi? Cavolo, ce l'ho sulla punta della lingua...-
Deve essergli sfuggito qualcosa d'inconsueto, oppure deve avere una punta della lingua davvero enorme. Chissà quale cocktail esotico, ingegnoso intruglio, bevanda esoterica verrà consumata...
C'è un tumulto generale al tavolo del rutto da pub. Una consultazione di poco inferiore ad un assurdo minuto per far venir fuori questa cavolo di PINTA che si nascondeva sulla sterminata punta della lingua...
-Ah ecco, UNA PINTA!!!-
No, non può essere un lapsus!!! Mi sembra inevitabile tacciare il ruttone di profonda, ignobile ignoranza allo stato brado. Eppure questo lemma anglosassone, illustre sconosciuto, è per un avventore abituale, incallito, imbevuto di birra anche a colazione, il riflesso condizionato per continuare a tracannare. Avrei preferito credere in una spropositata faziosità per il sistema metrico decimale...
E' come un chirurgo senza quella lama affilatissima per le incisioni, capito di quale sto parlando vero? Come 22 persone che rincorrono animosamente quel geoide di cuoio che rimbalza... ma volendo anche un cacciatore senza la sua canna tubolare che scaglia piombo a grande velocità...
Gli esempi simili sono infiniti, quasi tutti ridicoli e scriteriati, tanto da poter essere trattati in separata sede.
A questo punto mi aspetto un evento che smentisca il tutto, che riveli la burla, l'intimo confabulare, cazzeggiare tra amici.
-No grazie, prendo una birra piccola-
-Che equivale a metà pinta! Giusto?!- Deduzione logica d'alto livello!
Ebbene lo zotico aveva realmente appreso solo in quei frangenti della mia terribile incredulità il valore di una maledettissima, comunissima pinta...
Non credo di esser stato severo.
Etichette: shock al malto
giovedì, maggio 24, 2007
La scala dei valori di un uomo
La sorprendente calura mattutina più che stupirmi, mi aveva annichilito, avvampato le gote e irritato gli occhi di grondante sudore. Tutte patologie riscontrabili nello scansafatiche costretto a darsi da fare almeno una volta ogni tanto… giusto per non essere lo scontato bersaglio di giuste critiche dei lavoratori che lo mantengono dormiente e strafottente dietro alle tapparelle, il suo habitat ventilato. Era dalle otto che il fieno stava arrostendo sotto al sole, quattro ore che ne assaporavo la crescente fragranza accumulandone considerevoli mucchi al centro di uno sterminato prato, non più rifugio per ortiche, erbacce e vipere, ma dignitoso addobbo di un casolare che non sembrava più abbandonato al degrado. Ero stanco, ma orgoglioso di aver dato uno smacco alle lenzuola orfane della mia accomodante carcassa. Le energie al lumicino, musicate dal gorgoglio dello stomaco, minacciavano gli arti superiori di non sorreggere più quel reiterato automatismo da macchina agricola. Ma la fierezza di non essere più quel deprecabile pelandrone mi faceva resistere, anzi lavorare con foga tale da sentire sfilacciarsi le braccia mai così provate dal lavoro. Ero così energico che l’utensile metallico del rastrello si sfilò dal manico di legno, decretando per forza di cose la pausa pranzo. Sospiravo compiaciuto, e in un folle crescendo entusiasta, decisi che avrei proseguito anche nel pomeriggio. Mi recai quindi nel capanno degli attrezzi del nonno, devoto cultore della terra e di ogni sorta di fatica umana. Un chiodo ben infisso nel bastone ed il rastrello era nuovamente pronto a redimermi dall’ozio. Se ne compiaceva anche la nonna, massaia instancabile, che mi gratificò con un sughetto da lei stessa preparato con la solita gustosissima dovizia. E così, rastrello e ragù in mano, mi apprestavo a quietar la meritata fame. Tutto ciò delineava i contorni di un’insolita e piacevole giornata, peraltro addolcita dalla compagnia della musica che recavo immancabilmente nelle cuffie del lettore mp3.
Ed ecco che in questa magia si insinuò un chiassoso clacson, la macchina del postino che mi fronteggiava, il suo ghigno sotto ai folti baffi che m’irrideva. In una grande città il postino è una figura asettica, un androide smistatore di bollette e affini. Nel mio piccolo paese invece, dove è consueto aggirarsi con rastrello e ragù in mano, il postino ti saluta, ti confonde con chiacchiere bislacche mentre ti ha già caricato come un mulo da soma della sua inadempienza. “Fammi un favore, prenditi la posta CHE MI STA SCOMODO FAR MANOVRA SOTTO CASA TUA!”
Che il destino ha voluto fosse trasbordante, anche per un redivivo lavoratore come il me odierno. Due, dico ben due ed ingombranti pacchi postali respinti per indirizzo errato, scartoffie di varia natura e qualche bolletta che non sapevo sarebbe mai arrivata al mio domicilio, magari perchè dispersa dal vento. Infatti tutto era magicamente accatastato e non assicurato tra le mie braccia gravide e stracolme di pesi. L’intera struttura era sostenibile solo grazie ad un andatura lemme e goffa, visto che i pacchi avevano messo in tensione il filo delle cuffie ed ero peraltro costretto ad inarcarmi per non separami dalla musica, o più probabilmente per non causare un rinculo scompensante di equilibri con conseguente frastuono di carte, plastiche, carni e metalli. Dovevo quantomeno salvare il salvabile. Caddero le prime scartoffie, mi accertai con una torsione inumana e dolorosa del collo che non vi fossero insinuati dei futuri pagamenti insoluti e procedetti oltre. A ogni due passi il rastrello oscillava e mi puntellava lo stinco. Il postino ben ventilato e ridanciano nella sua macchina, si godeva la scena accompagnandomi con compassionevole idiozia come in un rispettoso corteo. Nevicarono lente altre carte. Sarei tornato a prenderle dopo, non potevo assumere nessun altra postura, chinarmi, correre per diminuire la sofferenza, niente. Diversamente l’ingordo asfalto avrebbe pranzato prima della mia bocca riarsa e ingiuriosa contro l’ingegno del postino che non voleva far manovra sotto casa mia. Si forava e procedeva sgonfio lo stinco picchettato ad intervalli regolari, ma ormai mancava poco, la fragranza del ragù si mescolava al familiare odor di fieno.
Non restava che attraversa la statale, notoriamente transitata a qualsiasi ora, ultimo scellerato atto di questa commedia. C’era in gioco la vita, il pranzo, la dignità di non arrendersi ad una trafficatissima carreggiata di distanza dalla meta. Sarebbe venuto quasi da chiudere gli occhi, per non vedere l’autotreno, ironicamente caricato a fieno, vanificare tutto, sventrarlo, trascinarlo qualche centinaio di metri più in là del mio uscio affacciato a quell’arteria stradale e commerciale. Quell’uscio che aveva l’imperdonabile colpa di essere poco accessibile in auto, bisognava esser manovrieri per consegnarvi la posta.
Ed io sono stato un eroe, perché tra stenti, torcicollo, artriti indotte e temporanee, ero riuscito a salvare capra, cavoli e a fugare quello stronzo di lupo solitario, che ululando divertito se n’era andato a consegnar la posta dove non c’è bisogno di alcuna peripezia automobilistica.
Stremato appoggiai in terra tutto, come se fossero tutti utensili da campagna deperibili e aggiustabili, senza alcuna specifica importanza. Solo liberandomi di quella sofferta oppressione mi resi conto che stavo tenendo saldamente nei palmi delle mani solo il lettore mp3 ed il pentolino col sugo. Tutto il resto, abbarbicato tra un medio e un anulare, un indice e un medio ed alloggi anatomici traballanti e poco ergonomici, si era ribellato alle più elementari leggi di gravità, decretando così il podio dei miei valori: musica, ancora musica (dare la priorità ad un lettore mp3 TASCABILE PER ALTRO vale un oro e un argento) e sacrosanto stomaco! E per me che non sono mai stato tra i più illustri esponenti della categoria, onorevole medaglia di legno per il lavoro, con il rastrello sorretto nella stretta fidata del pollice opponibile.
Ora che sto scrivendo l’erba è tornata già alta da farvi disperdere un innocente pargolo che vedendo un “prato” gli verrebbe da correrci spensieratamente, ignaro di dovervi schivare ortiche, bisce ed il mio laborioso rastrello… ed il postino già gongola…
Ed ecco che in questa magia si insinuò un chiassoso clacson, la macchina del postino che mi fronteggiava, il suo ghigno sotto ai folti baffi che m’irrideva. In una grande città il postino è una figura asettica, un androide smistatore di bollette e affini. Nel mio piccolo paese invece, dove è consueto aggirarsi con rastrello e ragù in mano, il postino ti saluta, ti confonde con chiacchiere bislacche mentre ti ha già caricato come un mulo da soma della sua inadempienza. “Fammi un favore, prenditi la posta CHE MI STA SCOMODO FAR MANOVRA SOTTO CASA TUA!”
Che il destino ha voluto fosse trasbordante, anche per un redivivo lavoratore come il me odierno. Due, dico ben due ed ingombranti pacchi postali respinti per indirizzo errato, scartoffie di varia natura e qualche bolletta che non sapevo sarebbe mai arrivata al mio domicilio, magari perchè dispersa dal vento. Infatti tutto era magicamente accatastato e non assicurato tra le mie braccia gravide e stracolme di pesi. L’intera struttura era sostenibile solo grazie ad un andatura lemme e goffa, visto che i pacchi avevano messo in tensione il filo delle cuffie ed ero peraltro costretto ad inarcarmi per non separami dalla musica, o più probabilmente per non causare un rinculo scompensante di equilibri con conseguente frastuono di carte, plastiche, carni e metalli. Dovevo quantomeno salvare il salvabile. Caddero le prime scartoffie, mi accertai con una torsione inumana e dolorosa del collo che non vi fossero insinuati dei futuri pagamenti insoluti e procedetti oltre. A ogni due passi il rastrello oscillava e mi puntellava lo stinco. Il postino ben ventilato e ridanciano nella sua macchina, si godeva la scena accompagnandomi con compassionevole idiozia come in un rispettoso corteo. Nevicarono lente altre carte. Sarei tornato a prenderle dopo, non potevo assumere nessun altra postura, chinarmi, correre per diminuire la sofferenza, niente. Diversamente l’ingordo asfalto avrebbe pranzato prima della mia bocca riarsa e ingiuriosa contro l’ingegno del postino che non voleva far manovra sotto casa mia. Si forava e procedeva sgonfio lo stinco picchettato ad intervalli regolari, ma ormai mancava poco, la fragranza del ragù si mescolava al familiare odor di fieno.
Non restava che attraversa la statale, notoriamente transitata a qualsiasi ora, ultimo scellerato atto di questa commedia. C’era in gioco la vita, il pranzo, la dignità di non arrendersi ad una trafficatissima carreggiata di distanza dalla meta. Sarebbe venuto quasi da chiudere gli occhi, per non vedere l’autotreno, ironicamente caricato a fieno, vanificare tutto, sventrarlo, trascinarlo qualche centinaio di metri più in là del mio uscio affacciato a quell’arteria stradale e commerciale. Quell’uscio che aveva l’imperdonabile colpa di essere poco accessibile in auto, bisognava esser manovrieri per consegnarvi la posta.
Ed io sono stato un eroe, perché tra stenti, torcicollo, artriti indotte e temporanee, ero riuscito a salvare capra, cavoli e a fugare quello stronzo di lupo solitario, che ululando divertito se n’era andato a consegnar la posta dove non c’è bisogno di alcuna peripezia automobilistica.
Stremato appoggiai in terra tutto, come se fossero tutti utensili da campagna deperibili e aggiustabili, senza alcuna specifica importanza. Solo liberandomi di quella sofferta oppressione mi resi conto che stavo tenendo saldamente nei palmi delle mani solo il lettore mp3 ed il pentolino col sugo. Tutto il resto, abbarbicato tra un medio e un anulare, un indice e un medio ed alloggi anatomici traballanti e poco ergonomici, si era ribellato alle più elementari leggi di gravità, decretando così il podio dei miei valori: musica, ancora musica (dare la priorità ad un lettore mp3 TASCABILE PER ALTRO vale un oro e un argento) e sacrosanto stomaco! E per me che non sono mai stato tra i più illustri esponenti della categoria, onorevole medaglia di legno per il lavoro, con il rastrello sorretto nella stretta fidata del pollice opponibile.
Ora che sto scrivendo l’erba è tornata già alta da farvi disperdere un innocente pargolo che vedendo un “prato” gli verrebbe da correrci spensieratamente, ignaro di dovervi schivare ortiche, bisce ed il mio laborioso rastrello… ed il postino già gongola…